La battaglia di Canne

by Ing. Giuseppe De Marco

Le fonti letterarie e storiche

APPIANO

LE GUERRE ESTERNE DEI ROMANI

Estratti del Libro VII - La guerra con Annibale

Libro VII,XV: Così Annibale allora, fuori della speranza, scampò egli e salvò le milizie. Venuto a Geronia, un luogo della Puglia pieno di frumenti, lo assalì e lo prese, e vi svernò sicuro tra l'abbondanza.

Libro VII,XVI: Fabio perseverando anche allora nel suo proponimento, seguì le tracce di Annibale, e pose il campo discosto sedici stadj da Geronia, tenendo il fiume Aufido in mezzo.

Libro VII,XVII: I Romani .... cavarono in tanto dispetto quattr'altre legioni da Roma contro di Annibale, intimando da ogni parte le truppe degli alleati per la Puglia. Elessero poi i consoli Emilio Paolo per la fama sua militare avendo fatta la guerra contro gl'Illirj, e Terenzio Varrone pel favore del popolo......... Or questi ricevuta la milizia la quale era nella Puglia, avendo in tutto settantamila a piede, e sei mila a cavallo, misero il campo intorno di un villaggio Canne denominato; ed Annibale il campo suo pose a dirimpetto di essi.

Libro VII,XIX: Nel dì seguente però pigliarono il campo gli uni e gli altri: i Romani in tre corpi poco distanti infra loro: avea ogni corpo nel mezzo i fanti, e nei fianchi i soldati leggeri ed i cavalli. Emilio comandava il centro, Servilio il corno sinistro, e Terenzio il destro: e ciascuno avea d'intorno a sé‚ mille scelti cavalli da soccorrere ove fosse il pericolo. E così eran disposti i Romani.

Libro VII,XX: Annibale considerando primieramente come sul mezzo giorno spirava per ordinario in quei luoghi un euro procelloso, prese un tal verso ove alle spalle gli fosse quel vento. Di poi su per un monte arborato e vallicoso mise in agguato soldati leggieri e a cavallo, con ordine che venuti gli eserciti alle mani, e sorto il vento, uscissero alle spalle dei nemici. Di più fe' che cinquecento Celtiberi armati di spade lunghe, ne avessero sotto la tonica altre corte ancora da usarle quando egli darebbene il segno. Anch'egli divise l'esercito in tre parti: schierandone i cavalli alle corna, ma da largo assai con disegno di circondar se poteasi l'inimico. Soprammise alla destra Magone fratello suo, ed alla sinistra Annone il nipote. Egli poi tenne il centro, perché‚ Emilio avea fama nell'arte. Stavan pronti d'intorno a lui due mila cavalli scelti, e Maarbale altri mille ve ne tenea per soccorrere laddove fosse un pericolo. E così disponendo trasse in lungo fino all'ora seconda, sicché‚ men fosse lontano a sorgere il vento.

Libro VII,XXII: Intanto altre schiere africane, simulando fuggirsene ai monti, davan grandissimi gli urli. Eran questi il segnale ai soldati nascosti in quei bassi per insorgere contro quelli i quali perseguitavano i loro. Ecco dunque in un lampo soldati leggieri e a cavallo apparir dalle insidie. Intanto alzatosi il vento, torbido e forte, avventava gran polvere agli occhi romani, ciò che togliea loro soprattutto di vedere i nemici. Di più pel vento contrario spossavasi il tiro dei dardi romani, laddove il tiro si rinforzava dei nemici, secondato dal vento. Così non vedendo i Romani gli strali nemici onde scansarli, né potendo ben dirigere i proprj, anzi collidendosi fra loro, ne erano variamente turbati.

Libro VII,XXIII: Soprattutto era lor molestissimo il polverio suscitato dal vento; talché‚ nemmen poteano discernere il danno.

Libro VII,XXIV: I Romani molto facendo e soffrendo mantennero l'ordine finché‚ stettero con essi Emilio e Servilio, loro comandanti; ma dopo la caduta di questi, apertosi a forza il passo, fuggirono per mezzo i nemici a banda a banda, altri agli alloggiamenti che eran due, nei quali s'erano riparati anche i primi; talché‚ s'era fatto di essi un quindici mila, ed Annibale tenealo guardato: altri (ed eran due mila) direttisi al villaggio di Canne, poi diedero se stessi ad Annibale; pochi salvaronsi a Canusio; il resto si dissipò fra le selve.

Libro VII,XXV: Tale fu l'esito della battaglia di Annibale coi Romani a Canne, cominciata dopo l'ora seconda del giorno, e cessata due ore innanzi la notte, e famosa anch'oggi tra i Romani per la sventura. Imperocché‚ in tanto poch'ore perirono cinquantamila di essi, rimastone prigioniero buon numero.

Libro VII,XXVI: Annibale riportata una splendida e rara vittoria per quattro colpi da gran capitano in una battaglia, l'uno su lo spirare del vento, l'uno sui finti disertori, l'altro su la fuga simulata, e l'altro su gli occultati tra le valli, si recò bentosto dalla impresa là, dove giacevano gli estinti. .......... Quanto ai Romani fuggiti dalla battaglia, quelli che si erano raccolti negli alloggiamenti più grandi, scelsero nella sera per capo loro Publio Sempronio, e forzate le guardie di Annibale piene di stanchezza e di sonno pervennero in su la mezzanotte a Canusio, in numero di dieci mila in circa.

Libro VII,XXVII: Il senato spedì Quinto Fabio, quello stesso che scrisse di tali eventi, ........ Di più trasferì Claudio Marcello alla guerra contro di Annibale, quando era destinato a navigare per la Sicilia. E Marcello, divisa l'armata con Furio suo collega e mandatene parte nella Sicilia, marciò coi servi e con quanti poté‚ cittadini ed alleati, in tutto dieci mila a piede e due mila a cavallo, e venne a Teano per osservare le mosse di Annibale.

Libro VII,XXVIII: Laonde Sempronio e gli altri due prigionieri tornarono al vincitore: e questi quale vendé‚ dei prigionieri, e quale per la rabbia ne uccise, e fece dei cadaveri un ponte sul fiume, e trapassò; quanti poi avea del senato, o rispettabili altronde, li costrinse a combattere gli uni contro i fratelli, standone a vista gli Africani; né di barbara superbia pretermise durezza lacuna.

Libro VII,XXXI: Arpi è città nella Daunia, e diconla da Diomede argivo fondata. Dasio creduto un discendente di questo Diomede, volubilissimo uomo, né degno di tal suo antenato, dopo il disastro romano in Canne ribellò la sua patria dai Romani ai Cartaginesi. ......... Fu poi Arpi ripresa tra la notte da Fabio Massimo, rimettendogliela altri nelle mani; e ripresala uccise quanti v'erano Africani, e la presidiò.

Libro VII,XXXVI: Di che facendo questi lamento, Annibale soggiunse che avea frumento in copia nella Puglia: andassero e ne prendessero ogni volta che ne voleano ..... Andarono questi pieni di fiducia, perocché‚ Annibale rivenuto dalla Puglia accampava lungo il fiume Calore, presso di Benevento, popolo che solo potea far paura, tenendosi ancora fido ai Romani.

Libro VII,XLV: In Salapia, città della Puglia, caduta sotto ai Cartaginesi, ci eran due uomini, cospicui sopra altri, per lignaggio, per dovizie e potenza, ma discordi da lungo tempo infra loro. Or di questi due l'uno (Dasio erane il nome) la tenea pei Cartaginesi e Blazio l'altro pendea pei Romani.

Libro VII,XLVIII: Fulvio il console romano assediava Erdonia, quando Annibale, senza che se ne sapesse, gli venne una sera vicino.

Libro VII,L: Affrettavasi Annibale a Taranto, ma udendola presa, addoloratone, venne a Turi, e quindi a Venosa.