Le fonti letterarie e storiche
APPIANO
LE GUERRE ESTERNE DEI ROMANI
Estratti del Libro VII - La guerra con
Annibale
Libro VII,XV: Così Annibale allora, fuori della
speranza, scampò egli e salvò le milizie. Venuto a Geronia,
un luogo della Puglia pieno di frumenti, lo assalì e lo prese, e vi svernò
sicuro tra l'abbondanza.
Libro VII,XVI: Fabio perseverando anche allora nel suo
proponimento, seguì le tracce di Annibale, e pose il
campo discosto sedici stadj da Geronia,
tenendo il fiume Aufido in mezzo.
Libro VII,XVII: I Romani .... cavarono in tanto dispetto quattr'altre legioni da Roma contro di Annibale, intimando
da ogni parte le truppe degli alleati per la Puglia. Elessero poi i consoli
Emilio Paolo per la fama sua militare avendo fatta la guerra contro gl'Illirj, e Terenzio Varrone pel favore del popolo......... Or questi ricevuta
la milizia la quale era nella Puglia, avendo in tutto settantamila a piede, e
sei mila a cavallo, misero il campo intorno di un villaggio Canne denominato;
ed Annibale il campo suo pose a dirimpetto di essi.
Libro VII,XIX: Nel dì seguente però pigliarono il campo
gli uni e gli altri: i Romani in tre corpi poco distanti infra
loro: avea ogni corpo nel mezzo i fanti, e nei
fianchi i soldati leggeri ed i cavalli. Emilio comandava il centro, Servilio il
corno sinistro, e Terenzio il destro: e ciascuno avea d'intorno a sé‚ mille scelti cavalli da soccorrere ove
fosse il pericolo. E così eran
disposti i Romani.
Libro VII,XX: Annibale considerando primieramente come
sul mezzo giorno spirava per ordinario in quei luoghi un euro procelloso, prese
un tal verso ove alle spalle gli fosse quel vento. Di poi su per un monte arborato e vallicoso mise in
agguato soldati leggieri e a cavallo, con ordine che
venuti gli eserciti alle mani, e sorto il vento, uscissero alle spalle dei
nemici. Di più fe' che cinquecento Celtiberi armati
di spade lunghe, ne avessero sotto la tonica altre corte ancora da usarle
quando egli darebbene il segno. Anch'egli
divise l'esercito in tre parti: schierandone i cavalli alle corna, ma da largo
assai con disegno di circondar se poteasi l'inimico.
Soprammise alla destra Magone fratello suo, ed alla
sinistra Annone il nipote. Egli poi tenne il centro, perché‚ Emilio avea fama nell'arte. Stavan
pronti d'intorno a lui due mila cavalli scelti, e Maarbale
altri mille ve ne tenea per soccorrere laddove fosse un pericolo. E così disponendo trasse in lungo fino all'ora seconda, sicché‚ men fosse
lontano a sorgere il vento.
Libro VII,XXII: Intanto altre schiere africane, simulando
fuggirsene ai monti, davan grandissimi gli urli. Eran questi il segnale ai soldati nascosti in quei bassi
per insorgere contro quelli i quali perseguitavano i
loro. Ecco dunque in un lampo soldati leggieri e a
cavallo apparir dalle insidie. Intanto alzatosi il vento, torbido e forte,
avventava gran polvere agli occhi romani, ciò che togliea
loro soprattutto di vedere i nemici. Di più pel vento
contrario spossavasi il tiro dei dardi romani,
laddove il tiro si rinforzava dei nemici, secondato dal vento. Così non vedendo
i Romani gli strali nemici onde scansarli, né potendo ben dirigere i proprj, anzi collidendosi fra loro, ne erano
variamente turbati.
Libro VII,XXIII: Soprattutto era lor
molestissimo il polverio suscitato dal vento; talché‚ nemmen
poteano discernere il danno.
Libro VII,XXIV: I Romani molto facendo e soffrendo mantennero
l'ordine finché‚ stettero con essi Emilio e Servilio, loro comandanti; ma dopo
la caduta di questi, apertosi a forza il passo, fuggirono per mezzo i nemici a
banda a banda, altri agli alloggiamenti che eran due,
nei quali s'erano riparati anche i primi; talché‚ s'era fatto di essi un
quindici mila, ed Annibale tenealo guardato: altri
(ed eran due mila) direttisi al villaggio di Canne,
poi diedero se stessi ad Annibale; pochi salvaronsi a
Canusio; il resto si dissipò fra le selve.
Libro VII,XXV: Tale fu l'esito della battaglia di
Annibale coi Romani a Canne, cominciata dopo l'ora seconda del giorno, e
cessata due ore innanzi la notte, e famosa anch'oggi tra i Romani per la
sventura. Imperocché‚ in tanto poch'ore perirono
cinquantamila di essi, rimastone prigioniero buon
numero.
Libro VII,XXVI: Annibale riportata una splendida e rara
vittoria per quattro colpi da gran capitano in una battaglia, l'uno su lo
spirare del vento, l'uno sui finti disertori, l'altro su la fuga simulata, e
l'altro su gli occultati tra le valli, si recò bentosto
dalla impresa là, dove giacevano gli estinti. .......... Quanto ai Romani
fuggiti dalla battaglia, quelli che si erano raccolti negli alloggiamenti più
grandi, scelsero nella sera per capo loro Publio Sempronio, e forzate le
guardie di Annibale piene di stanchezza e di sonno
pervennero in su la mezzanotte a Canusio, in numero
di dieci mila in circa.
Libro VII,XXVII: Il senato spedì Quinto Fabio, quello stesso
che scrisse di tali eventi, ........ Di più trasferì Claudio Marcello alla
guerra contro di Annibale, quando era destinato a navigare per la Sicilia. E
Marcello, divisa l'armata con Furio suo collega e mandatene parte nella
Sicilia, marciò coi servi e con quanti poté‚ cittadini
ed alleati, in tutto dieci mila a piede e due mila a cavallo, e venne a Teano
per osservare le mosse di Annibale.
Libro VII,XXVIII: Laonde Sempronio
e gli altri due prigionieri tornarono al vincitore: e questi quale vendé‚ dei
prigionieri, e quale per la rabbia ne uccise, e fece dei cadaveri un ponte sul
fiume, e trapassò; quanti poi avea del senato, o
rispettabili altronde, li costrinse a combattere gli uni contro i fratelli,
standone a vista gli Africani; né di barbara superbia pretermise
durezza lacuna.
Libro VII,XXXI: Arpi è città
nella Daunia, e diconla da
Diomede argivo fondata. Dasio creduto un discendente
di questo Diomede, volubilissimo uomo, né degno di tal suo antenato, dopo il
disastro romano in Canne ribellò la sua patria dai
Romani ai Cartaginesi. ......... Fu poi Arpi ripresa tra la notte da Fabio Massimo,
rimettendogliela altri nelle mani; e ripresala uccise quanti
v'erano Africani, e la presidiò.
Libro VII,XXXVI: Di che facendo questi lamento, Annibale
soggiunse che avea frumento in copia nella Puglia:
andassero e ne prendessero ogni volta che ne voleano
..... Andarono questi pieni di fiducia, perocché‚
Annibale rivenuto dalla Puglia accampava lungo il fiume Calore, presso di
Benevento, popolo che solo potea far paura, tenendosi
ancora fido ai Romani.
Libro VII,XLV: In Salapia, città
della Puglia, caduta sotto ai Cartaginesi, ci eran due uomini, cospicui sopra altri, per lignaggio, per
dovizie e potenza, ma discordi da lungo tempo infra
loro. Or di questi due l'uno (Dasio erane il nome) la tenea pei Cartaginesi e Blazio l'altro pendea pei Romani.
Libro VII,XLVIII: Fulvio il console romano assediava Erdonia, quando Annibale, senza che se ne sapesse, gli
venne una sera vicino.
Libro VII,L: Affrettavasi
Annibale a Taranto, ma udendola presa, addoloratone, venne a Turi, e quindi a
Venosa.